CAI Gualdo Tadino
Gualdo Tadino

Gualdo Tadino

“Intra Tupino e l’acqua che discende del colle eletto dal Beato Ubaldo, fertile costa dall’alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro le piange per grave giogo Nocera con Gualdo”

(La Divina Commedia, Paradiso, Canto Xl).

Preistoria

II “Lago di Gualdo” era delimitato, in epoche geologiche, tra gli appennini e loro contrafforti collinari. Rudimentali tombe in pietra arredate con vane suppellettili sono state scoperte agli inizi degli anni novanta in quella che era, con molta probabilità, Ia riva del lago in IocaIità Cartiere.

XIII secolo a.C.

Due importanti dischi aurei di lamina sbalzata e decorazioni geometriche sono venuti alla luce in un insediamento nella valle di Santo Marzio o Valdigorgo. Insieme ad essi oggetti in bronzo, scalpelli, coltelli, aghi, fibule ad arco di violino. Secondo il Pallottino i dischi aurei di Gualdo Tadino possono considerarsi la più antica testimonianza di oreficeria che esiste in Italia”. I dischi sono conservati presso La Galleria Nazionale di Perugia.

Colle I Mori

Il vasto abitato arcaico individuato in località Colle i Mori corrisponde, con molta probabilità, all’antica città dei Tadinati già ricordata nelle tavole eugubine.

I primi saggi risalgono al 1935 e riportano in luce resti di un saccello a pianta rettangolare oltre a bozzetti schematici di tipo italico.

Tra gli altri si individuano un pozzo scavato nella roccia e i resti di una fortificazione artificiale. Campagne di scavi piü recenti (2001), a cura della Sovrintendenza ai Beni archeologici dell’Umbria e del Comune di Guado Tadino, hanno consentito di individuare dimensioni e caratteristiche dell’antico abitato gia interessato da una intensa attività di scavi clandestini.

L’insediamento aveva un’ampiezza di circa sei ettari ed era disposto su terrazzamenti artificiali. Le indagini hanno evidenziato numerosi resti di abitazioni composte di tre ambienti. Le strutture erano a pianta rettangolare e probabilmente dotate di portici. I muri perimetrali di base, costruiti con lastrine sovrapposte a secco, si sono conservati per una altezza di

m. 1,70/1,90. Sul muro di fondo vi sono incassati quadrangolari destinati ad alloggiare pali di legno.

Ciò lascia supporre l’esistenza di un piano superiore. II tetto era formato di tegole e coppi sostenuti da travature lignee. I doli d’impasto rinvenuti fanno inoltre supporre che uno dei tre ambienti della casa fosse adibito a magazzino. L’ambiente centrale custodiva il focolare rappresentato da una buca semicircolare scavata nella roccia. Tra gli altri è venuto alla luce un edificio, probabilmente pubblico, a piazza trapezoidale con Ia faccia decorata da lastrine fittili ad andamento geometrico.

La disposizione degli edifici sulle varie terrazze sembra rispondere ad un criterio di villaggio a schiera, mentre i collegamenti e il passaggio tra una terrazza e l’altra, e tra i vari nuclei abitativi, erano garantiti da percorsi ricavati adattando il suolo roccioso del colle.

L’abitato di Colle I Mori copre un’arco cronologico che va dal XVII/XVI secolo a.C. al Ill/Il secolo aC. e rappresenta un elemento molto importante nel quadro delle conoscenze dei modelli insediativi italici in età preromana, oltre a costituire un raro esempio di organizzazione protourbana in territorio umbro.

A tale abitato è attribuibile la ricca necropoli di San Facondino. I ricchi corredi di alcune tombe potrebbero presto tornare presso il museo civico della Rocca Flea dove è in corso un ampliamento espositivo.

Sono tuttora individuabili sul Colle dei Mori i resti dell’antico tempio, una cisterna scavata nella roccia ed i resti di alcune abitazioni con muri in pietra.

 

III secolo a.C.

Sono riconducibili a questo periodo le Tavole Eugubine realizzate in bronzo e incise su due lati. Le scritte sono in lingua umbra.

In esse sono ampiamente nominati i Tarsinater che vengono classificati in “Tota”, cioè in città. Presso il Museo Civico della Rocca Flea è conservata una incisione che testimonia Ia presenza in questo territorio di una città-stato.

Epoca romana

La città di Tadinum si sviluppò lungo Ia strada consolare Flaminia costruita dal Console Flaminio intorno al 220 a,C..

In Iocalità Rasina è ancora in buono stato di conservazione un pozzo deII’epoca.

217a.C.

La città, dopo essere stata assoggettata a Roma, viene saccheggiata dalle truppe di Annibale. Giulio Cesare Ia punirà per aver parteggiato con Pompeo; ma Tadinum continuerà ad esistere nonostante Ia sua posizione Iungo Ia Flaminia che renderà sempre più difficile Ia sopravvivenza per vari sconvolgimenti politici e militari.

Più tardi Ia popolazione sarà comunque costretta a risalire verso Ia montagna.

La Battaglia di Tagina

Quella che nei libri di storia viene ricordata come la Battaglia di Tagina è una vicenda che risale aII’anno 552 d.c. e segnò I’epilogo della guerra che I’Impero Romano d’Oriente perseguì per eliminare l’egemonia instaurata nella penisola italiana da germanici Goti all’indomani della divisione dell’lmpero.

Ne furono protagonisti il re dei Goti Totila e Narsete il comandante delle truppe imperiali. E’ un episodio le cui conseguenze sarebbero state determinanti nella storia d’ltalia poiché, mentre in Francia ed n Spagna i Franchi e i Visigoti creavano le basi etniche dei rispettivi stati, esso segnò Ia caduta del primo embrione di regno nazionale sul territorio italco. Inoltre Ia costituzione dell’esarcato con sede a Ravenna e, più tardi, del Corridoio Bizantino che lo avrebbe collegato a Roma fu il presupposto per Ia divisione del territorio italico conclusasi solamente nel 1860 con Ia proclamazione del Regno d’ltalia.La vicenda è stata al centro di controversie di vari storici che se ne sono occupati attraverso i secoli per il fatto che le notizie tramandate non erano sufficientemente supportate da documentazione scritta anche se c’è stato uno storico del momento, Procopio, che ne ha narrato una testimonianza autorevole.

Non essendo comunque stato spettatore oculare del fatti, egli non sempre può essere considerato attendibile, soprattutto nei particolari tanto che lui stesso termina il proprio racconto con ‘affermazione che “. non tutto si sarebbe svolto così come narrato, ma su queste cose ognuno pensa come meglio crede…”

Procopio riferisce che Totila, partito da Roma con il suo esercito per opporsi a Narsete che, alla guida di circa quarantamila uomini proveniva da Ravenna diretto alla città eterna, si attestò, in attesa dei rinforzi, nei pressi di Tagina, nome con il quale identifica i resti del municipium dei tapinati, scaduto alle dimensioni di un villaggio conseguentemente alle invasioni barbariche, il sito è identificabile con l’attuale frazione di Rasina,circa due chilometri a sud ovest dell’attuale città. Poiché Narsete si era attestato sull’appennino a circa cento stadi (15/20 Km) di distanza da Tagina, nel tentativo di sorprenderlo ancora non preparato alla battaglia, Totila, che sapeva di essere in condizioni di inferiorità, tentò un attacco a sorpresa restando vittima della propria audacia.Sempre Procopio riferisce che Totila, dopo essere stato ferito, si ritirò indietro giungendo in una località chiamata Capras (odierna Caparra, frazione a nord di Gualdo Tadino) dove morì e dove fu sepolto. Sulla localizzazione della battaglia, a lungo dibattuta, oggi gIi studiosi concordano nel dire che fu proprio il Pian di Gualdo Tadino ad ospitare questo scontro tra I due eserciti. Tutt’oggi esistono carte topografiche che, oltre alla località di Caprara, riportano anche il termine Palazzo Totila dove si troverebbe una tomba o un mausoleo dedicato al Re. Intorno a Palazzo Totila lo stesso bosco e denominato Boschetto Totila.

Procopio riferisce che Ia presunta tomba sarebbe stata depredata dai vincitori e che le spogli di Totila sarebbero state inviate a Bisanzio come trofeo di guerra. E’ comunque certo che dopo il fatto d’arme i Goti superstiti si dispersero nei boschi finche non si furono allontanate le truppe imperiali.

996

Ottone III distrugge di nuovo Ia città eretta dal Vescovo Facondino. Si trattò di un atto punitivo poiché Ia popolazione aveva parteggiato in favore della fazione romana dei Crescenzi contro gli Imperatori. I superstiti si raccolsero presso I’abbazia di San Benedetto dove diedero vita alla Gualdo del nuovo secolo.

La Gualdum longobarda

Sparisce il nome latino della città. I longobardi Ia chiameranno Gualdo dal termine Wald (bosco, foresta). Nel 1155, in Gualdo, presso il castrum pauperculum, Federico Barbarossa ricevette I’atto di sottomissione della città di Gubbio.

Valdigorgo

Nel 1180 Gualdum viene ricostruita presso le sorgenti della Rocchetta, in Valdigorgo. Si trattava di un piccolo agglomerato di povere casette che verrà presto distrutto da un incendio che Ia tradizione popolare addebiterà ad una donna di nome Bastola. Intorno alla vicenda verrà intessuta una affascinante vicenda di streghe, tradimenti, rapimenti, incendi e morti. Con molta probabilità Ia Bastola non è un personaggio di pura fantasia.

La Gualdo odierna

La nuova città nasce il 30 aprile 1237: è Ia terza e viene eretta sul Col Sant’Angelo. In tale data viene registrato l’atto con cui l’Abate Epifanio cede il colle dove sorge a città al sindaco Pietro D’Alessandro.

Determinante fu la successiva presenza di Federico II di Svevia che farà costruire le mura della città e che restaurerà ed amplierà la Rocca Flea.

Ciò avverrà nel anno 1242 come è possibile leggere nella iscrizione conservata presso Porta San Benedetto: “Porta Federico Imperatore nel mese quarto dell’anno del Signore 1242”. Una sorta di certificato di nascita delle mura della città che erano interrotte da quattro porte e 1 7 torri.

La città è famosa per la propria ceramica artistica e di uso quotidiano, divenuta in epoca medievale una sua produzione tipica. Gualdo Tadino viene spesso definita, infatti, “città della ceramica “. La via Flaminia, che la attraversa da nord a sud, ha da sempre condizionato la sua vita, apportando benefìci e distruzioni in eguale misura, facendola divenire tappa obbligata per chi, scendendo dalla costa adriatica, si dirigeva verso Roma o percorreva la consolare in senso inverso.

Nel cuore della piazza cittadina sorgono la Cattedrale di S. Benedetto, la Chiesa di S. Francesco contenitore di mostre ed eventi culturali, il Museo di Casa Cajani che ospita il Museo della Ceramica e degli Antichi Umbri, il Palazzo del Podestà e la Torre Civica sede del Museo Regionale dell’Emigrazione.

Concattedrale di San Benedetto

Il museo dell’emigrazione è stato allestito nel medievale Palazzo del Podestà, nel centro della città.

Gualdo Tadino è una città molto ricca di tradizioni religiose e pagane che affondano le loro radici nella notte dei tempi e rappresentano il tratto distintivo di una comunità laboriosa ed accogliente, un vero e proprio scrigno di tanti piccoli tesori tutti da scoprire!

Nel ultimo fine settimana di settembre la città si colora per tre giorni con i vessilli delle quattro Porte, simbolo delle  antiche porte d’ingresso delle mura medievali, un turbinio di colori e di emozioni per i gualdesi ed i  turisti che affollano numerosi la piazza principale e le vie del centro storico.  Evento saliente della manifestazione è il corteo storico che vede più di mille figuranti sfilare per le vie della città ricreando uno spaccato di vita medievale unico al mondo.

  Palio di Primavera, Ente Giochi de le Porte ringrazia

Meno di un mese ai Giochi de le Porte, fervono i preparativi a Gualdo Tadino  – Civetta.tv

Per tutte le informazioni consultare il portale   https://turismo.tadino.it/